
Non so se all’imbrunire
il mio Corpo si schiudeva obliquo
oppure si aggrovigliava timido
nel sottobosco, se la sie si apriva
nel rintocco di strade dissestate,
se le foglie coprivano il volto dei giorni amari,
allungarsi con le dita per rigirarle,
per riassestarne le giunture: ceri consumati.
Non so se dispiegavo le ali
frusciando nel sottosuolo
in cerca del fragore di un risveglio
se il tempo rovistava tra l’argento
se lasciavo stemperare l’edera selvaggia
se incendiavo i sensi
da qualche parte immobile
districando le mille particelle tossiche:
nuvole di fumo abortite.
Non so se le mani livide
si apriranno alla follia del giorno,
se aprirne il sigillo,
se raschiando le cornici d’avorio
impallidire di fronte ai dolci anfratti del suo sesso
Se accarezzare gli occhi delle tue ferite,
lanciando all’aria sottile i sogni dei miei passi in rivolta
Non so se raccogliere il mio abitare le vette e gli abissi,
se affrancarmi dalle increspature della notte
se cercare altri significati occulti nei marchi della pelle
se lasciare che sia il cuore divelto a srotolarsi sul selciato
O lasciare al silenzio l’ultima parola…
© 2021 Manuela Maroli – Please do not reproduce without the expressed written consent of the artist.